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Scotch Whisky: l’export in calo e la manfrina della SWA

Arrow-upAvrete letto già da più fonti del calo delle esportazioni dello Scotch Whisky di un bel 7% in valore, da 4.2 a 3.95 miliardi. Sebbene sia solo il secondo anno di calo e non si possa definire già una tendenza o scoppio della bolla, secondo me vale la pena mettere in discussione e criticare le giustificazioni e le spiegazioni date dalla SWA. Gli industriali del whisky puntano il dito contro l’instabilità politica e la crisi economica per denunciare i cali in Russia, Ucraina e Cina, dove le famose regole anti “regalistica” hanno tagliato molto la spesa per distillati di fascia alta. Nascondersi dietro questa cosa è un’arma a doppio taglio; se da un lato si può fare del fatalismo e dire che la cosa non è direttamente controllabile, dall’altra viene da pensare che ci si affidi a mercati poco stabili con un prodotto che necessita, per la sua natura, di pianificazioni certosine. Ma il punto su cui bisogna forse preoccuparsi maggiormente è il calo in mercati maturi e consolidati da decenni. Il mercato americano, il più grande per lo Scotch ha avuto un calo del 9% (750 milioni di sterline) giustificato dal “destocking” e non da un reale calo dei consumi (stimato attorno a 1%). Anche se fosse così non starei troppo tranquillo, anche perché gli americani aumentano i consumi dei concorrenti locali e irlandesi. Chissà quale instabilità e crisi economica ci sarà in USA e tantomeno un Germania dove le vendite sono calate del 19%. E anche Singapore, afflitto dal fatto di essere uno dei canali di passaggio del whisky che va in Cina, con un -39%, forse qualche acciacco lo comincia a mostrare, se non direttamente almeno indirettamente: meno vendite verso la Cina porta di certo meno reddito nelle casse degli importatori e anche meno capacità negoziale. Dove forse economia e politica contano veramente è in Brasile di abbiamo un bel -20%  .

Certo non ci sono solo faccine rosse, qualche sorriso lo forniscono Taiwan con un +36%, India +29% , France, secondo mercato mondiale, +2%, Giappone +8% ed Emirati Arabi +27%.

Di certo non sono attrezzato per fare previsioni, ma qualche goccia di sudore freddo sulle fronti dei produttori forse comincia ad affiorare. Non credo che questi grandi gruppi facciano l’errore di trattare il whisky come il gin, dove si possono aggiustare marketing e produzione in poco tempo a fronte di oscillazioni anche non catastrofiche del mercato, tuttavia la corsa alla produzione di massa da un lato e rincaro forsennato dall’altro potrebbe cominciare a mostrare qualche piccola crepa. Sicuramente l’instabilità politica è un fattore in aumento in questo 2015.

4 pensieri riguardo “Scotch Whisky: l’export in calo e la manfrina della SWA

  • Magari….. Atari (da piccoli dicevamo così)!!
    Io sono sempre scettico perchè più che ai numeri guardo ai processi culturali de il Whisky in certi paesi è diventato uno “Status”.
    Però è anche vero che nell’era moderna le Mode e/o Tendenze sono molto veloci a cedere il passo alle nuove.
    Comunque, osservando il fenomeno dall’Italia, uno dei paesi più importanti (un tempo) per le vendite di Whisky, la situazione è veramente deprimente e abbiamo voluto essere buoni).

  • Francesco, io se fossi nella SWA mi preoccuperei molto di più dei segnali dei mercati maturi. Le mode e le bolle vanno cavalcate ma poi si sa che si sgonfiano. La mia preoccupazione, che penso sia anche la tua, è che per rincorrere successi magari poco stabili si vada a snaturare, come in parte sta succedendo, un prodotto che ha fatto della sua “integrità” la sua forza.

  • Studiando la Storia del whisky scozzese ho avuto modo di rendermi conto che non solo è sempre stato un prodotti ciclico (per qualche anno va a mille e poi arriva un periodi di bonaccia) per questo molte distillerie alternano aperture & chiusure (fin qui tutto facile).
    Ma ho avuto modo di leggere vecchi articoli dei primi del 900 che ci raccontano che quello che succede oggi (rialzo dei prezzi e abbassamento della qualità è gia successo).
    Cito un pezzo scritto per il Whisky di Campbeltow che tra fine 800/primi 900 era considerato il migliore di Scozia (con decine di Distillerie in attività) :
    “Nel 1912 è ormai tramontata l’era del whisky di Campbeltown e questo è successo perchè negli ultimi anni il suo malto, da più parti richiesto, ha iniziato ad essere di qualità molto scadente. La grande domanda di whisky di Campbeltown ha fatto si che si usassero tutte le botti disponibili e reperebili tanto da mettere a meturare il whisky anche nei barili utilizzati per le aringhe. Per questo oggi, il whisky di Campbeltow si è preso il nomignolo di “puzza come un aringa”. Il grande successo di questo whisky ha attirato qui imprenditori con pochi scupoli che si sono messi commercializzare un prodotto scadente per whisky di Campbeltown.E’ stato il troppo successo a contribuire alla distruzione dell’industria del whisky di Campbeltown”

    Per questo sono convinto che quello che sta succedendo oggi sia nel DNA degli imprenditori Scozzesi.

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