Gin day 2014: poteva essere una barba e invece…
Forte della popolarità sempre crescente, dopo la sua rinascita di cui ho parlato tempo fa, ho fatto un passaggio rapido alla seconda edizione di Gin Day. Partiamo dai freddi dati: i numeri non ufficiali parlano di oltre 3.000 iscrizioni, a fronte di circa 1.500 dell’anno passato e di un crescente interesse da parte di professionisti del settore ma anche degli appassionati. Oramai in tantissimi bar le referenze di gin sono innumerevoli e di conseguenza anche le combinazioni “gin-tonica”, avendo anche la bevanda al chinino numerose varianti di marchi e “aromi”. Tante anche le masterclass con personaggi di livello internazionale e le possibilità di confronto con distillatori e distributori.
Innanzitutto come si faceva a partecipare e come funzionava la manifestazione. Ci si registrava sul sito, ingresso gratuito, accesso agli stand degli espositori in cui gli assaggi erano liberi. Poi, volendo, si poteva bere gin tonic (o altro a base di gin) pagando la consumazione al bar. Fin troppo facile. Passando agli assaggi ho cercato di concentrarmi su cose che non conoscevo dando per acquisiti gli amori già acquisiti, come ad esempio, Plymouth (base e Navy Strenght), Monkey 47, Broker’s ecc. Quindi cosa promuovo a pieni voti? Direi come gin classici (e secchi possibilmente) il Portobello Road N° 171, l’Old English e il Burleigh. Persone fidate e affidabili mi han parlato molto bene del Sipsmith. Tra i bocciati senza appello il Mombasa, ruffiano al naso ma piatto e troppo alcolico nel cavo orale. Non mi ha convinto il gin italiano Marton’s (non ho provato quello “giallo” ma il dry), troppo aromatico per i miei gusti, credo, da una eccessiva nota di cardamomo. Elephant molto buono e fresco al naso con questa nota di mela molto piacevole, al palato non mi ha catturato ma ad avercene.
Il Gin Day si è svolto nella magnifica ambientazione della villa Necchi Campiglio, credo oramai troppo stretta, se il trend si conferma, per la terza edizione, ed è una una creazione di Bartender.it, in cui spicca la figura di Dario Comini. Unica dota dolente, oltre a un numero imprecisato di bartender hipster e, di conseguenza, barbuti e quasi tutti uguali, il bar: ho fatto un paio di consumazioni e non mi hanno pienamente soddisfatto. Un plauso agli organizzatori e sotto col prossimo Rum Day.
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