Visita alla distilleria Yamazaki
L’impatto visivo con Yamazaki è abbastanza importante, vuoi per il posizionamento ai piedi di una collina ricca di vegetazione, vuoi per il contrasto con le dimensioni imponenti della struttura, visibile appena si mette piede fuori dalla stazione omonima, che si raggiunge in 15 minuti da Kyoto. Santo treno verrebbe da dire: al momento della prenotazione ti chiedono come ti rechi in distilleria e poi te lo richiedono alla reception; se guidi ti appiccicano un bel cartello al collo e l’alcool a questo punto te lo puoi scordare. Si lo so cosa state pensando voi soliti italiani pizza, mandolino, fare casino: basta mentire o infilarselo in tasca, ma non lo vedrete fare a nessuno e, se andate, cosa c’è meglio del treno? Finita la lezione di educazione civica una premessa che avevo già in mente ma che si è rafforzata gironzolando un po’: la Suntory è un colosso dell’alimentare e in particolare del beverage, trovate il brand in quasi ogni macchinetta per strada (e ve ne sono a ogni angolo), solleticata solo dalla Kirin, con bevande di ogni genere, tra cui un caffé in lattina che esce bollente (se scegliete il bottone col bollino rosso) e che è più potabile di tanti altri bevuti in Francia a 4 euro (che nessuno poi si sogni di dire che ho scritto buono, è brodaglia non zuccherata ma almeno costa solo 130 Yen e non sa di bruciato). È quindi lecito aspettarsi qualcosa di “grande” da questi signori.
Prima del tour, gratuito, si accede a una sorta di museo con foto, cimeli, premi e la storia del gruppo e della distilleria, fondata nel 1923, la prima di whisky in Giappone. Ovviamente non si menziona l’infedele Taketsuru, simbolo oramai forte della concorrenza. Si accede alla “Whisky Library” dove, a scaffale aperto proprio come le biblioteche che noi fini intellettuali frequentiamo di solito, troverete circa tremila bottiglie accomunate dal fatto di appartenere a distillerie cui il gruppo è propritario o ha quote e interessi; non troverete quindi solo Yamazaki e Hakushu ma anche, per dire, Bowmore, Macallan, Glenfiddich e altri brand scozzesi anche in quota Pernod (es. Ballantine’s) in cui la Suntory ha ancora, ad esempio, la distribuzione (e credo anche qualche azione). L’operazione Edrington group con George Grant è piuttosto complessa ma di fatto la Suntory distribuisce Macallan (e Ballantine’s) in Giappone. Purtroppo non è possibile “consultare” la biblioteca, per cui vi dovrete accontentare del bar. Il visitor center è comunque un gioiellino e vale da solo la visita, ricorda, guardacaso, quello di Bowmore, ma più in grande.
La visita è molto veloce e offre le basi, sulla falsariga di quelle scozzesi ma fatta più rapidamente e lontana dai “macchinari”. Non si vede il classico mulino ma si parte dall’ammostamento: ci sono solo due enormi mash tun in acciaio. La fermentazione è ancora in washbacks di legno e la guida ne sottolinea la tradizione e l’importanza per lo sviluppo di lactobacilli. Accanto c’è la sala di controllo, non molto grande né fantascientifica, un classico pannello con spie e qualche comando. La still room è meravigliosa, ordinata e pulita come una sala operatoria con gli alambicci lucidi e senza una trafilatura. Vai di Sidol e olio di gomito. I wash sono divisi dagli spirit dal corridoio transennato dove passiamo. Gli alambicchi sono tutti differenti per garantire distillati di diverso genere per il blending e sono una sorta di Bignami delle forme che potete trovare girando per distillerie scozzesi. Nella warehouse si può girare invece abbastanza liberamente. Entrando l’impatto olfattivo è meno forte di molte altre che ho visitato e non sembra alla prima occhiata ma è veramente enorme; questa è al primo piano, ha un pavimento in cemento ma i barili sono posizionati in modo tradizionale (dunnage). Ci dicono che l’angelshare è del 3% e ci mostrano due botti didattiche col fondo in vetro per mostrare l’evaporazione dopo 4 e 12 anni. In questo magazzino ci sono alcune botti risalenti al 1923, chissà se e quanto nettare è rimasto. A questo punto si esce e in 30 minuti circa il giro della produzione è completo. Come disse Bluto in Animal House “Cosa? È finita? Hai detto finita? Non finisce proprio niente se non l’abbiamo deciso noi. È forse finita quando i tedeschi bombardarono Pearl Harbour?”. Ci portano nella ex warehouse 23 dove c’è un grosso bancone e panche e tavoli con circa centocinquanta posti a sedere in cui ci servono Highball (whisky e soda) ma anche single malt Yamazaki 1923 e Hakushu 1973: non sobbalzate, non sono due vintage ma due NAS, le date indicano l’anno di fondazione, entrambi mantengono il carattere delle rispettive distillerie pur mostrando la giovane età. Finita questa ulteriore mezz’ora conviviale, c’è il rompete le righe ma non fate l’errore di andarvene senza passare di nuovo dal bar della Library dove trovate anche i brand scozzesi di cui sopra. Mi sono presentato con la maglietta di Laphroaig e ho fatto la mia porca figura (un paio di locals mi han chiesto se c’ero stato veramente) ma mai mi sarei sognato che i brand del gruppo Beam, la cui ratifica dell’acquisto è di pochi giorni fa, fossero già posizionati in bella vista (mi pare solo di non aver visto Ardmore) e ordinabili al bar come se fossero della famiglia da decenni. Qui potrete degustare (dosi intelligenti da 15ml) la gamma Suntory e affini a prezzi stracciati (vedi foto). Visto che eravamo in due abbiamo puntato ai “distillery only” e non abbiamo sbagliato.
Non vi tedio, per ora, con le note degustative, ma i prodotti erano tutti dal buono in sù. Ho trovato eccezionale Yamazaki 12 Mizunara cask (quercia giapponese dell’Hokkaido) soprattutto per la sua particolarità con note di resina di pino, incenso e erbe aromatiche, soprattutto rosmarino. Buonissimo anche il single cask 1996 costato la bellezza di 200 Yen. Per farla breve, totale, 8 whisky per la spesa folle di 20 euro (occhio che vi va la sambuca di traverso). Servizio eccezionale e veloce, viene letto il codice a barre e, assieme al conto, per ciascun dram avete un foglietto che ve ne illustra le caratteristiche, posizionato in modo anche da alticci non vi possiate sbagliare. Sarebbe da tornarci tutti i giorni ma il tempo è tiranno. Passaggio dallo shop dove purtroppo non c’è traccia delle chicche bevute (esaurite da mesi) ma solo una bottiglietta numerata di un single malt NAS che una signora nippon anziana, trovando affinità nella nostra età biologica, ci assicura essere “delicious” e che costa la bellezza di 8 euro. Sembrerebbe finita veramente. Ma Bluto ci viene ancora in aiuto “perché quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. Mentre torniamo in stazione con un sorriso ebete stampato sui nostri regali visi, sulla destra ci troviamo il ristorante Hiro dove il vostro occhio oramai allenato a individuare botti e bottiglie comincerà a lampeggiare vedendo Yamazaki The Owner’s Cask. Un imbottigliamento speciale proprio per il ristorante. Lo lo chef, che presumo essere Hiro, ha almeno 80 anni portati benissimo (o 40 malissimo) quindi superiamo la finta titubanza e assieme al pasto ordiniamo un dram del suo cask DS 70261, 1999/2012, 52%, in vendita solo a bicchiere (“we can be Hiro, just for one day”, scusate). Avete presente la nota di brodo di Mortlach? Beh questa molto molto accentuata e persistente e per la precisione più brodo di pollo, quasi come quello dei ramen, un profumo che vi accompagnerà girando per ristoranti. Ecco dopo mangiato ci voleva proprio, appagante. Arriva il conto e circa la metà (ultime due voci del conto in figura sono birra Suntory e Yamazaki) se ne è andato in bere, ma non credo che il restante sia stato sprecato: anche il tonkatsu era ottimo.
Da stazione Kyoto JR Tokaido line per Nishi-akashi (binario 5).
Orari e prenotazioni
Davide sei sempre grande nel descrivere le tue esperienze.
Mi da l’impressione di essere li insieme con te. Ti auguro di continuare felicemente il tuo soggiorno in Japan. Campai davide.
P.S.
Chi lanciò le bombe a Pearl Harbour ?
Grazie Giorgio, speriamo di farci qualche trasferta insieme senza raccontarla. Le bombe a PH le lanciarono i giappi, ma nel film il pazzo Belushi le attribuisce ai tedeschi e nessuno ha il coraggio di interromperlo
Hai dimenticato di segnalare che nella sala degustazione qualcuno ha fatto il bis (seguendo l’esempio di un paio di giapponesi del nostro tavolo) di highball e di no age…Confermo Mizunara ottimo (puro spirito zen!) seguito da 1995 e da 1986.
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Sicuramente il tuo ottimo resoconto della visita alla distilleria Yamazaki mi convince definitivamente (ma in realtà non era più necessario) che fra un paio di settimane questa dovrà essere una tappa obbligatoria durante il mio soggiorno giapponese. Determinante é stata anche la magnifica serata presso la sede dei Cantori delle Cime a Lugano. Grazie per gli utili consigli!
Assaf, grazie a te. Buona permanenza in Giappone e poi facci sapere come è andata.