George Osborne, almeno ora sapete chi è
Mentre da noi si brancola nel buio delle consultazioni, in UK nel mondo dei bevitori, in senso buono, ma anche dell’economia, si discute della decisione di George Osborne, Chancellor of the Exchequer (cancelliere dello scacchiere, il ministro delle finanze inglese) di non alzare le tasse sulla birra a discapito di altri alcolici in particolare ovviamente il whisky scozzese. In UK è in vigore uno scatto automatico delle accise (duty escalator) dal 2008 che per la birra prevede aumenti del 2% annuo. Lo scatto quest’anno farà aumentare di 10 penny una bottiglia di vino e di 38p (45 cent di euro) una di distillato. La misura ha ovviamente fatto piacere soprattutto ai gestori di pub, che sia per il cambio di abitudini che per la crisi hanno visto circa 10.000 chiusure nell’ultimo decennio, e fatto un po’ arrabbiare i produttori e distributori di altri alcolici. L’industria dello Scotch ha subito risposto con le cifre, fornendo 134 sterline al secondo alla bilancia commerciale del Regno Unito e supportando 35.000 posti di lavoro. Si è mossa la SWA con a capo la Diageo, vediamo se succederà qualcosa. In quanto consumatore e grosso estimatore di birra e frequentatori del Regno Unito, non prendo posizione. Addirittura guardo con un po’ di invidia chi non vive in un paese congelato nelle decisioni.
In Italia la discriminazione, se così si può chiamare, è in atto da sempre, il vino gode di “accisa zero” in quanto ovviamente prodotto “di interesse nazionale”, mentre gli altri alcolici pagano in base al loro tasso alcolico secondo delle specifiche tabelle.