La Scozia a Gennaio – le microdistillerie di Scozia
Se andate a Pitlochry ad Edradour vi trovate sul grande cartello all’ingresso la scritta “The smallest distillery in Scotland”. La cosa non è più vera da qualche anno per la nascita di piccoli progetti, tra cui Abhain Dearg sull’isola di Lewis. Nel recente viaggio in Scozia ho avuto modo di vedere probabilmente le due più piccole distillerie attive, assieme alla suddetta, nate da pochissimi mesi. Prima di entrare nel merito è stato interessante capire che il famoso limite minimo di 1000 galloni per la capacità degli alambicchi era dal tutto teorico e, di fatto, purtroppo gestito in maniera diversa da zona a zona, non molto distante da quello che si vede a casa nostra quando si ha a che fare con l’ex UTIF, ora Agenzia delle Dogane. Dicevo quindi di queste due distillerie, Strathearn e Eden Mill, che non solo per la loro dimensione possiamo definire sorelle, avendo gli staff collaborato strettamente e sentendosi molto vicine, anche geograficamente, tanto che a Strethearn ci hanno mandato a visitare Eden Mill e quando abbiamo speso il loro nome ci hanno aperto le porte in modo ancora più entusiastico.
Strathearn, aperta nel corso del 2013 da Tony Reeman-Clark, David Lang and David Wight, è la più piccola ed è situata all’interno di un edificio agricolo. I suoi due alambicchi, costruiti in Portogallo, sono i più piccoli di Scozia: il wash è 1.000 litri, lo spirit 500; i fermentatori contiengono circa 2.000 litri. Il mashing e la fermentazione avvengono come nei piccolissimi birrifici artigianali o, a volte, addirittura a casa dei birrificatori casalinghi più attrezzati. Scordatevi serbatoi e pompe collegati da tubature, manette e saracinesche, qua è tutto manuale. Lo spirito e gli scarti di distillazione (teste, code) vengono raccolti in c ontenitori di plastica e travasati negli appositi serbatoi o nel secondo alambicco. La spirit safe? Non c’è. Quando è ora di separare teste e code semplicemente si rimpiazza il contenitore che raccoglie lo spirito con quello appropriato. Il distillato viene poi messo in piccolissime botti da 50 litri di diverso genere. La distilleria sta facendo anche diversi esperimenti con malti differenti, come ad esempio il chocolate (e anch malti torbati) e vorrebbe anche sperimentare diversi lieviti. La distillerie produce anche gin, molto in voga in questo periodo storico, che permette di incassare immediatamente e di finanziare l’impresa. Per questi spirit viene usato dell’alcool neutro prodotto a colonna e gli alambicchi vengono dotati di un cestello che va a sostituire la parte superiore del collo di cigno. All’interno del piccolo impianto si muove con molto entusiasmo Zak, un giovanissimo ragazzo che sottolinea, ovviamente, come queste realtà siano lontane anni luce dalla produzione standardizzata e industriale dello scotch whisky. La distilleria è all’interno di un edificio rurale utilizzato anche come training center per aziende, gestito dagli stessi prorietari della distilleria.
Eden Mill è l’unico caso in Scozia di distilleria all’interno di un (micro) birrificio. Nato sulle ceneri di un vecchio birrificio della celeberrima famiglia Haig, la distilleria ha iniziato ad operare solo da pochi mesi e gli alambicchi, sempre portoghesi, sono più grandi di Strathearn, circa il doppio, il che permette di riempire anche barili più grandi con una singola distillazione. Una peculiarità è quella di avere due piccoli wash still anziché uno grande, fondamentalmente per motivi di risparmio di spazio in altezza. Anche in questo caso e ancora più facilmente, essendo il processo “in coda” a quello
del birrificio, vengono sperimentati fermentati fatti con diversi tipi di malto, in particolare sono già disponibili dei new make provenienti da mosti fatti con solo pale malt, con pale+chocolate e pale+crystal+brown. Come nel caso della sorellina, anche Eden Mill produce gin in piccoli batch che permette, con un costo piuttosto limitato, di immettere denaro fresco in azienda. Il team è giovanissimo e Kevan, il direttore generale che ci ha accompagnato durante il tour, ci è parso avere il giusto mix di competenza ed entusiasmo. Diciamo che l’essere a pochi minuti dalla rinomata St. Andrews probabilmente gli permetterà di distribuire in loco la maggior parte della loro produzione.
E’ quindi interessante come la new wave americana di microdistillerie polivalenti cominci ad attecchire anche in Scozia, legata anche da discorsi puramente di economia di scala, a impianti di diverse dimensioni. Certamente da un punto di vista meramente economico i due progetti, nel loro estremismo, possono comunque contare su denaro fresco che arriva sia dai private cask (Strathearn ha già venduto la maggior parte della produzione a club e privati) che dalla commercializzazione a tempo zero e costi bassi di Gin, sfruttandone ovviamente la popolarità di quest’ultimo periodo. Ovviamente per Eden Mill il business primario è quello della birra, ma l’accoppiata con la distilleria non è certamente una cosa innovativa ma intelligente. Sarebbe bello che anche in Italia la legislazione cambiasse favorendo queste realtà, ma godiamoci la globalizzazione.
Bel Viaggio !!
Se non fossimo in Italia anche da noi si potrebbe assistere ad una Ri-Nascita di questo settore (negli ultimi 50 anni hanno aperto meno di 10 Distillerie in Italia il che è tutto dire).
Purtroppo come spesso succede nel nostro paese tutto è ostacolato dalle Lobby di chi già detiene la maggioranza del mercato (le Distillerie già esistenti) che non vedono di buon occhio questi processi di rinnovamento (per paura di crearsi nuovi concorrenti).
Poi ci si mette anche la Politica che pure in questo campo è riuscita a dividersi (le proposta di legge è stata presentata da esponenti della Lega quindi i Partiti di Riferimento a Sinistra non l’hanno appoggiata in commissione Agricoltura per non fare un favore al “nemico”).
Che Tristezza !!
Francesco
Francesco, speriamo che qualcosa si muova anche qua da noi. Una microdistilleria da sola probabilmente coi costi d’azienda italiani è poco sostenibile, ma sarebbe bello fosse a sostegno magari di una azienda agricola. Tra poco pubblicherò anche il resoconto di Daftmill, un progetto unico e irripetibile.
Non siate così pessimisti !
La Provincia Autonoma di Bolzano incentiva, forma, guida e incoraggia gli agricoltori locali alla distillazione dei loro frutti. L’azione provinciale è pensata come complemento al reddito agricolo dei masi, e ha fatto nascere molte microdistillerie – specialmente in Val Venosta (Vinschgau) ed attorno all’area del lago di Caldaro (Kalterer See) – di cui alcune eccellono per qualità nei concorsi internazionali tipo IWSC (!), benché siano poco o per nulla note da noi.
Da una parte si tratta di emersione di un’attività da sempre praticata in quelle valli per il consumo familiare (in nero), dall’altra della valorizzazione delle potenzialità delle valli alpine e creare incentivo a restare a lavorare sul posto, creando nuovo reddito.
Inoltre per qualche anno c’è stato un concorso provinciale “Südtirol Aquae Nobiles” per dare pubblico riconoscimento e visibilità ai migliori distillati sudtirolesi, incentivando la crescita generale della qualità dei prodotti !
ALtro passaggio: aumentare la notorietà dei distillati di frutti tramite la scolarizzazione e la formazione di ” promotori della cultura di distillati” (Ambassador Aquae Nobiles). Tutto questo usando le strutture a disposizione della Provincia – Scuola per Frutti-, Viti-, Orto- e Floricoltura di Laimburg e il Centro Sperimentale di Laimburg. Il tutto finanziato con i Fondi per lo Sviluppo Europeo (FSE), che noi italiani siamo tragicamente incapaci di usare. Risorse coordinate – pubbliche, private – per arrivare ad un risultato positivo per il territorio, guadagnandoci in gusto e denari.
Che dite? Politiche intelligenti? Sento già “è una regione autonoma, usano i nostri soldi, sono tedeschi…”.
Poche “balle”: quando l’amministrazione lavora a fianco del cittadino e non lo vessa, produce CRESCITA (Renzi, hai sentito?).
Grande Farmacista! Questo è un ottimo contributo, io non ne ero al corrente per nulla (sono troppo esterofilo e seguo più le faccende anglosassoni, che mi sia di lezione). A questo punto questo modello andrebbe esportato a livello nazionale, altro che provincia autonoma. E andrebbe pure creata una scuola per distillatori. Bisognerebbe avere qualcuno in parlamento per fare lobbying. Cercherò di approfondire la cosa e scriverci su.
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Andiamoci piano…
la provincia autonoma di BZ ha $oldi da impiegare (generalmente bene), e strutture di eccellenza che supportano l’agricoltore/viticoltore.
Il piccolo ma è che… sono tedeschi, ed esportare questo modello in Italia (non solo amministrativamente) significa esportare la loro mentalità laboriosa e precisa.
Temo sia impossibile nel Paese squattrinato dove conta più la raccomandazione e la corruzione, che il merito e la passione.
Manco riusciamo a creare un qualcosa di simile all’Ente di tutela del cognac [BNIC] per promuovere nel mondo la nostra (mica tanto) povera grappa, e se questa è conosciuta all’estero, lo è + per le sue buone gambe e per la qualità sempre migliore; ma è tutta virtù dei laboriosi ed industriosi grappaioli, le amministrazioni se va bene pensano a riscuotere gabelle ed imporre vessazioni burocratiche, cominciando dall’agenzia delle Dogane (leggi aumento delle accise sugli alcolici).
Credo che fare lobbying per l’incremento delle microdistillerie – con tassazione agevolata al di sotto di un volume di prodotto determinato, cioè poco più che amatoriale – sia una bella speranza e niente più.
Detto questo, mi piacerebbe avere un alambicco di taglia minima, tale da fare 10-20 litri di brandy all’anno, e sperimentare con vari vini e legni diversi, ma da noi le norme pensate per le industrie da migliaia di ettolitri si applicano anche al potenziale microdistillatore. Troppo difficile.
In Austria, dove la microdistillazione casalinga, con le mele cadute dal tuo albero e magari da quelle del vicino, è pratica (quasi sempre) legale, si vendono splendidi alambiccucci da poche decine di litri di “pot” montati su carriola o fissi. Chiunque ci si può cimentare, e se è bravo si allarga (ancora CRESCITA), così ci guadagnano in due , distillatore e fisco !
Guarda da quel che so il problema è che la normativa per fare piccoli lotti ci sarebbe anche, ma è tutta sbilanciata sulla grappa e quindi ti permette di distillare solo in una “finestra” di tempo continua, giusto per far fuori le vinacce. Quindi di fatto potresti distillare una settimana l’anno, e non quando ti pare. Purtroppo la tassazione, per quanto bassa rispetto ad altri posti, è da cretini applicarla a un settore con i consumi in calo…dove bisognerebbe invece fare il contrario per far sviluppare una tradizione. La normativa del ticino con l’alambicco “comunale” sarebbe una soluzione furba e sotto controllo. Io non sono totalmente negativo, chissà.
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