La Scozia a Gennaio – Ardnamuchan (distillery e peninsula)
Dico subito che visitare la penisola di Ardnamuchan, raggiungibile sia dalla terra ferma (da Fort William) che attraverso traghetti da Mull o a sud della stessa Fort William, vale davvero la pena. Le strade, spesso a singola corsia, si snodano sia lungo la costa che all’interno, facendone quasi una sintesi delle highlands, con scorci di colline vulcaniche, di valli, spiagge e di fiordi. Vi consiglio di girarvela e di godervela tutta, e tenete conto che ve lo dico pur avendolo fatto durante una nevicata; esiste anche un treno che da Fort William vi porta fino al terminal del ferry per Skye che mi hanno detto essere uno dei percorsi ferroviari più belli del Regno Unito e non ne dubito, avendone costeggiato per buona parte i binari, ma dovendo necessariamente prestare attenzione anche ad altri fattori. Vivere qui non è semplice, ci sono pochi agglomerati urbani e chi abita nei pressi della distilleria generalmente fa la spesa una volta al mese visto che i piccoli shop offrono ben poco e possono servire solo in caso di emergenza.
Si scrive Ardnamuchan Distillery ma se avete paura ingabolarvi la lingua potete dire Adelphi. Si tratta di un progetto del famoso e apprezzato imbottigliatore indipendente che, senza guardare ad aspetti troppo legati alla logistica, ha costruito la distilleria in uno dei posti più remoti e incontaminati della Scozia. Claudio ci era stato un anno fa, da allora la distilleria ha inaugurato il visitor center (da fine Agosto) e ha iniziato a produrre qualche settimana prima, riempendo circa 500 barili al momento. Per darvi una idea per raggiungerla ci sono circa 10 miglia di strada a singola corsia e i mash tun in acciaio sono stati progettati in funzione della larghezza di uno dei ponti da attraversare. Nonostante questo ci sono stati finora oltre 8.000 visitatori, che è un numero considerevole, visto che ha iniziato a operare già fuori stagione. Si dice poi che la necessità aguzzi l’ingegno e anche per questo potremmo dire che si tratta di una delle poche, forse l’unica, distilleria a ciclo chiuso e gli unici approvigionamenti riguardino malto e lieviti. L’energia è prodotta dalla combustione di cippato di legno proveniente dalle sterminate proprietà della Ardnamuchan Estate, socio del progetto, che amministra immobili e centinaia di ettari in zona e sui cuoi suoli è stata costruita la distilleria; l’efficenza dei bruciatori è elevatissima (abbiamo visto i pochi chili di cenere prodotti in 6 mesi) e consente di non acquistare combustibile e tutti gli scarti di lavorazione della distilleria finiscono al bestiame della suddetta proprietà. I mash tun misti, metà in legno e metà in acciaio e quelli in legno sono piuttosto singolari essendo di rovere francese (il materiale proviene da ex tini usati per il cognac), particolarità che condivide con Chichibu (quercia Mizunara). Un altro punto di differenziazione è il piccolo floor malting, non ancora in uso, che ha un impianto di riscaldamento/raffreddamento sotto il pavimento; l’intero piano è anche ventilato dall’aria proveniente dal piano di sotto, essendo il tutto aperto sul perimetro e protetto da piccole sponde per non far cadere il cereale.
Ma veniamo al vero motore di una distilleria, le persone: Graeme Bowie, con un passato nelle distillerie di Inverhouse tra cui Balblair, è affiancato da Mark Armin Giesler, un ragazzo tedesco che in otto anni è passato dal visitor center di Glenturret, a diventarne lo stillman e ora assistere Graeme, assieme ad altre due maestranze, in questo nuovo progetto; Mark ha una preparazione impressionante, accompagnata anche dal suo passato nel settore vendite nell’azienda di famiglia, e guidandoci nel tour è stato di una precisione mostruosa, eccedendo addirittura ogni stereotipo teutonico. Abbiamo potuto assaggiare il new make e siamo rimasti molto ben impressionati: molto bevibile, classiche note molto fruttate ed erbacee ma colpisce uno speziato/pepato molto marcato che dà un carattere molto particolare. Le botti usate sono di prima qualità: sono tutte first fill, quindi non ricondizionate dal cooperage, in fortissima prevalenza ex-bourbon.
In futuro verranno usati anche malti anche torbati e la distilleria, a tale scopo, si è attrezzate per avere serbatoi differenziati in modo da evitare il più possibile le contaminazioni. Una parte della produzione potrebbe essere destinata al blending e all’esterno c’è una cisterna da cui si può direttamente prelevare il new make da trasportare verso i blender. Aggiungetela su Google Maps come tappa per il prossimo viaggio.