Whisky Live Paris 2014
Undicesima edizione del Whisky Live Paris col sottoscritto presente per la quinta volta. Forse il dubbio che questa manifestazione mi piaccia moltissimo vi sarà venuto. ma potrei sicuramente addurre motivazioni professionali, di dovere di informazione e riportare la fredda cronaca dell’evento. La mia credibilità come uomo di virtù è già stata polverizzata da diversi anni, quindi cavalchiamo il nostro edonismo e come diceva Epicuro “cosa c’è di meglio di un bel dram all’ombra di Notre Dame?”. L’inizio è confuso e arruffone, riordiniamo un po’ le idee. Luogo della manifestazione confermato, la Maison de la Mutualité e in linea di massima anche la formula delle recenti edizioni: biglietto d’ingresso a 50 euro con accesso libero alla maggioranza degli imbottigliamenti e poi un biglietto VIP che dava accesso a uno spazio all’ultimo piano con la possibilità di accedere a moltissime bottiglie piuttosto costosette e rare. Novità mi pare introdotta quest’anno, ma non ne sono sicuro, l’angolo collectors con bottiglie da collezione in mescita con obolo aggiuntivo, segno che il mercato dei cacciatori di animali estinti, ahinoi, tira alla grande: vi era ad esempio un Ardbeg 1967 a 25 euro a bicchiere (Edit: 1cl), che comunque non è una cifra eccessiva, ma che si poteva tranquillamente evitare di spendere con tutta l’abbondanza che c’era. Piano interamente dedicato agli altri “spirits” forse con meno espositori ma sempre ben rappresentato da varie eccellenze in cui il tricolore italiano era rappresentato ai massimi livelli con i rum di Wilson&Morgan e di Velier e i fantastici distillati di Vittorio Gianni Capovilla, con lui presente e disponibilissimo a chiaccherare.
Nell’angolo VIP altra rappresentanza massiccia dei nostri imbottigliatori indipendenti e selezionatori: Samaroli, Silver Seal e Wilson&Morgan con le loro ultime selezioni. Tra le innumerevoli chicche che si potevano bere a quel banco Hanyu Joker (etichetta a colori), varie annate di Karuizawa (andate bruciate in pochi minuti), Hanyu e 2 Chichibu della MdW e imbottigliamenti di fascia alta. Non mi soffermo su quello che ho assaggiato se non menzionando alcune cose “italiane” che mi sono rimaste impresse: Glen Keith di Liquid Sun, Glenlivet di Silver Seal; Bunnabhabhain 40 e il buonissimo Blended di Samaroli; Blair Athol La Maison du Whisky oltre al succitato Joker bevuto durante la trasferta giapponese.
Al piano “normale” tante cose buone, ne cito solo alcune. Oltre a svariati giri a bere un goccetto di Yamazaki Mizunara 2013 a riscaldare il cuore, segnalo tra le “soprese” il Glen Garioch 1999 in sherry veramente piacevole e il BenRiach 25 Authenticus con una torbatura persistentissima e vegetale piacevolissima ed equilibrata. Mi è piaciuto molto Aberfeldy 1995 a 55.8 della serie Cask Strength di Gordon&MacPhail. Tra le novità la linea Craigellachie, con un bel packaging ma onestamente il 23YO, che tra l’altro pare costerà 400 euro, a me non ha convinto, pur capendo che per il suo carattere “light” mal si presta a essere degustato in quel contesto.
Menzione, anche stavolta, per la semplicità e la bevibilità per i Compass Box, anche i nuovi imbottigliamenti di John Glazer mi sono piaciuti molto: Juveniles haun po’ il carattere del Clynelish, The Lost Blend parte con note minerali e fruttate e poi si abbraccia con il 20% di Caol Ila in modo armonico dando complessità e persistenza. Il nuovo Great King Street – Glasgow Blend ha una nota torbata leggera piacevolissima.
Ho assaggiato qualche bourbon veramente di ottima fattura come Elijah Craig barrel proof con una gradazione di 68.5 ben celata e morbidissimo. Non mi sono fermato ad assaggiare “whisky du monde”.
Tra gli altri distillati veramente ottimi i “blend” di rum di Velier (es Diamond e Port Mourant, Enmore e Port Mourant) e il distillato di prugne di Capovilla maturato ben 8 anni, mentre gli Armagnac l’Encantada mi sono sembrati troppo legnosi.
Discorso a parte per Nikka che aveva una sorta di stanza museo dedicata a Taketsuru con tre imbottigliamenti dell’omonimo 21 anni Madeira e Port Finish e un buonissmo 21 classico ma non filtrato a freddo per il mercato europeo: come dice qualcuno, se iniziano anche a non filtrare (in giappone miscelano molto con acqua e ghiaccio e quindi non amano l’intorbidimento del distillato) gli scozzesi devono iniziare a preoccuparsi. Buono anche il brandy di mele dedicato alla moglie Rita maturato ben 30 anni.
Ho preferito gironzolare e quindi ho partecipato a una sola masterclass con David Stewart (leggendario master blender di Balvenie) e Dave Broom dove ho avuto la fortuna di provare il nuovo Balvenie Tun 1509 batch #1, assemblaggio di 42 botti (35 ex bourbon e 7 ex sherry) di annate sopra i 21 anni (mi pare) e tutte elencate riportate nelle loro caratteristiche sulla scatola. Un dram veramente completo e appagante, peccato come sempre il costo. In degustazione anche il nuovo 12 anni single cask first fill bourbon, che sostituisce degnamente il glorioso 15, e il 17 Double Wood che non mi ha entusiasmato, essendo forse abituato troppo bene e fan della distilleria. La considerazione che si può fare sulle masterclass è che, tranne un paio di eccezioni, sono di livello inferiore a quelle dei festival nostrani.
Lascio per ultimo la nutrita delegazione di amici che in tutte le posizioni del campo, dietro e davanti ai banconi, hanno reso ancora più piacevole il soggiorno parigino. Non li nomino perché me ne dimenticherei sicuro qualcuno, anche perché già fatico a ricordarmi le cose con l’etichetta. Unica menzione concedetemela come al solito per Salvatore Mannino, di aggettivi non ne ho più. Fateci un pensierino per l’anno prossimo.
Con tutti i festival che ultimamente appaiono a casa non ci si sta mai.
Per l’anno venturo ci farò un pensiero, è una tappa importante per mantenersi allenati.
Grazie per la citazione Davide. Dimenticavi di dire che il bicchiere di Ardbeg 1967 a 25 euro era da 1cl. Da due costava 50.
Lo ritengo, ad ogni modo, un ottimo prezzo.
Grazie Pino per la precisazione, ho corretto (anche gli errori di battitura)