La guida per la Scozia Indipendente: Il whisky gioca la sua partita?
Chi segue da vicino le vicende politiche, oltre ad avere una passione sfrenata per la Scozia, avrà sentito parlare del rapporto di oltre 600 pagine presentato da Alex Salmond che indica la strada all’indipendenza, da decidersi nel settembre del 2014. La cosa che ovviamente è saltata all’occhio è che in nessuno dei riassunti presentati dai vari organi di informazione che vanno per la maggiore si parli di whisky. Mi sono preso la piacevole briga di scaricare il malloppo e di controllare il programma su questo tema. La parola whisky compare per la prima volta a pagina 284, nella sezione dedicata al comparto alimentare, e compare solo 2 volte (più altre due nelle referenze bibliografiche).
Ecco un estratto senza traduzione
The UK’s planned in/out referendum on EU membership threatens our food and drink industry’s current access to Europe’s single market of 500 million citizens and 20 million businesses. There is also a real concern, particularly for the whisky industry, that if the Westminster Government takes Scotland out of the EU, we will lose the backing of the EU’s trade negotiations with countries like India, the United States and China.
The Scotland we can create Scotland’s food and drink sector contributes 18 per cent of Scotland’s overseas exports, but less than 1.5 per cent of the overseas exports of the UK as a whole. There are therefore clear benefits to Scotland having more direct control over our own priorities. Independence will boost Scotland’s international profile, delivering new opportunities for food and drink exports, as well as attracting new visitors to our country to enjoy our produce.
An independent Scotland will have the opportunity to promote itself effectively in the UK and domestic markets. Just as the rest of the UK is already a significant market for other foodexporting nations such as Ireland, so it will remain Scotland’s biggest and closest market.
The choices open to us
Food and drink exports will continue to be a priority area for our international trade efforts. With independence and our own more effective overseas representation, we can promote our products to the world, and tackle barriers to trade that the Westminster Government does not prioritise, such as the export of Scotch beef to the growing markets of Asia. An independent Scotland will have the opportunity to market Scotland’s food and drink on an integrated basis, rather than having some marketing bodies with a Scottish focus and others responsible for the UK. An independent Scotland will be able to engage directly in the EU and participate in key negotiations surrounding third party trade agreements and access to international markets. As a member state we will have a say in any legislation that allowed the banning or restriction of Genetically Modified Crops. Scotland is already well-regarded internationally for the quality of its food and drink. With independence, our profile can only rise and producers across the country will benefit as a result.
Our priorities for action
We plan to:
- promote food and drink overseas. Using Scotland’s overseas representation we will extend promotion of the Scottish brand and our world-class produce. In addition, the global publicity generated by the independence process itself will be an important platform for our food and drink exports
- properly resource Export Certification, which can open new markets to Scottish produce. This work will be a priority for an independent Scottish Government
- use Scotland’s levy to promote Scotland’s produce. In an independent Scotland, income from our food sectors will be retained in Scotland to promote our produce, with opportunities to continue co-operation with the rest of the UK on research and other issues
In sunto il rapporto dice:
- l’industria agroalimentare scozzese, trainata dal whisky, potrebbe fare ancora di più se avesse una identità ancora più forte e si potessero reinvestire i soldi per promuovere il prodotto
- l’agroalimentare scozzese rappresenterebbe il 18% delle esportazioni del nuovo “stato”, mentre per UK è solo 1.5% e quindi ha poco interesse a promuoverlo in modo forte
- l’export verso paesi come Cina, USA e India sarebbe molto maggiore se UK non avesse un atteggiamento euroscettico e fosse parte integrante della EU
Insomma forte accento sull’aspetto economico e numerico e forse poco sull’aspetto di “orgoglio”, seppure il discorso identitario compaia ma quasi più come “brand”. Mi sarei in genere aspettato un approccio meno finanziario (che per carità ha il suo peso) e più identitario. Capisco che questo rapporto debba servire più ai non scozzesi e alle lobby che non al popolo minuto, ma dedicare i primi 3 capitoli solo ai soldi per un progetto di indipendenza a me non piace per nulla. La cultura, ad esempio, è relegata in un paragrafetto a pagina 315. Se bisogna fare qualcosa di nuovo, non sarebbe male buttare molto di quello che ha sfasciato tessuto sociale e ripartire da qualcosa di diverso. Sarebbe interessante poi, nel caso specifico del whisky, sapere cosa ne pensano la Pernod e la Diageo dell’indipendenza e se non avranno un peso non indifferente nella partita del referendum e magari anche nello scarso risalto dato alla seconda maggiore industria del paese dopo il petrolio. Non so perché ultimamente penso sempre male.
Se volete leggervelo tutto potete scaricarlo qui. Se qualcuno se ne intende di più di questioni politiche, è scozzese, lo ha letto tutto o vuole solo dire come la pensa c’e’ solo da imparare.
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