Sul Milano 1909 e sulla Pernod Ricard in generale
Sono stato invitato all’inaugurazione di Milano 1909, il club “temporaneo” promosso dalla Pernod Ricard col marchio Chivas all’interno dell’ottimo ristorante Ai Binari di Via Tortona. Devo ammettere che il comunicato stampa (che vi allego) mi aveva un po’ preoccupato soprattutto per la questione del “modern gentleman”, essendo poi io antiquato (il 1909 mi si addice) e piuttosto tagliato grosso. Credo che quando si fanno queste cose il confine tra cosa elitaria o cafonazza e l’incontro conviviale, informale e piacevole possa essere molto sottile. La preoccupazione è svanita subito sia grazie alle tante facce note (compreso il servizio di catering gestito dal ristoratore dove vado a mangiare quasi tutti i giorni) ma soprattutto dall’atmosfera rilassata e per niente “snob” del locale frequentato da ogni genere di persone, con una buona presenza femminile e le tante facce da Buscaglione che mettevano allegria. E bravi quelli della Ketchum che ha curato l’evento. Sicuramente ci rifarò un salto prima che chiuda il 5 dicembre.
L’evento in sè non si può liquidare senza una considerazione generale su cosa sta facendo le Pernod a livello globale ma anche locale. Quando Andrea Gasparri è arrivato come brand ambassador ammetto lo scetticismo, cognome ingombrante e giovane età; sono contento di essermi ricreduto già a pochi mesi dalla sua nomina, ora dopo più di un anno ha già fatto un enorme lavoro, ha portato alla masterclass del MWF bottiglie mai viste in Italia e ha cominciato a battere il territorio in modo intelligente e assiduo. E devo anche sottolineare come la Pernod Ricard a livello globale stia seguendo una strada diversa dal suo maggior competitor, la Diageo, ma anche di altri attori sul mercato: pochissimi imbottigliamenti “esclusivi” , la campagna “Age Matters” (l’età conta) in contrapposizione alla marea di prodotti senza indicazione di età arrivati sul mercato, Macallan inclusa, che ha sempre fatto degli anni di maturazione una bandiera.
Diciamo che questo è stato un post liberatorio, dove il mio scetticismo e cinismo sono stati schiantati da fatti incontrovertibili. Grazie alla Pernod, ad Andrea e a tutto lo staff. Vi toccherà rivedermi.
Pensa te, lavoro a 30 metri e non me ne sono mai accorto di questo club temporaneo.
In effetti non vado a mangiare spesso ai Binari anche se si mangia bene.
Beh anche perché non è proprio a buon mercato eh, ogni tanto va bene.