Domanda (provocatoria) nell’annosa discussione delle Special Releases Diageo
L’annuale e ripetitiva discussione sui prezzi delle Special Releases di Diageo e sulla deriva “esclusiva” di certi imbottigliamenti di Single Malt dovrebbe avere qualche aspetto positivo se la si affrontasse in modo più analitico e razionale. Ma si sa, si parla di passioni, e le passioni sfuggono spesso il raziocinio e anche la discussione pacata. Ci proverò, anche se non me l’avete chiesto, sintetizzando alcuni concetti espressi altrove. Le considerazioni che andrò a fare daranno magari fastidio a qualcuno o potranno apparire provocatorie. La realtà è che saranno guidate da un unico punto fermo: la repulsione che ho per l’ipocrisia (e una passione malsana per quel liquido che fa ridere).
Ricapitoliamo, Diageo tutti gli anni rilascia le famose Special Releases che, come dice il nome, contengono imbottigliamenti rari, spesso di distillerie chiuse o smantellate come Brora e Port Ellen. Ogni anno queste bottiglie diventano sempre meno e/o sempre più costose. Tanti si indignano e urlano allo scandalo dicendo che non le compreranno più (quindi vuol dire che le hanno comprate in passato, a prezzi che erano anche allora molto alti) a questi prezzi “da rapina”.
Le cose, come spesso accade, penso andrebbero guardate anche da diversi punti di vista:
- L’amante semplice del distillato: in questa categoria, dove mi ci metto anche io, ama il prodotto che sta nella bottiglia. Gira, briga per trovare le bottiglie spera di assaggiare il più possibile. Spesso si lamenta non dei prezzi ma della qualità che decresce. A questa categoria, che spesso non si può permettere di spendere oltre 2/300 euro per una bottiglia (che mica son pochi) girano a mille perché per assaggiare il Brora o il Port Ellen deve spendere una follia, e spesso manco ci riesce perché le bottiglie rimangono quasi tutte chiuse.
- Il collezionista: in questa categoria ci sono due figure, legittime entrambe; la prima è il collezionista “guardone” e cioé che non compra per rivendere (al limite scambia i doppioni) ma ama avere la stanza piena di bottiglie. Spesso il guardone è amante anche del distillato e ne ha diverse bottiglie aperte. Ovviamente col passare degli anni deve essere anche dotato di portafoglio a fisarmonica. In ogni caso il bravo collezionista prevede il mercato, non lo segue, e riesce a comprare ottime cose a prezzi inferiori a quelli che si troveranno nel giro di 3-5 anni. C’e’ il collezionista che fa speculazione, la cosa non è che mi turbi o che la debba condannare, riuscendo con abilità e anche con fatica (es. recandosi in distilleria) a prendere bottiglie a un prezzo basso e a rivenderle con un grosso margine anche dopo pochi mesi. Spesso il margine viene reinvestito in altre bottiglie.
- Il negoziante: fa del commercio la propria attività e quindi sull’acquisto delle bottiglie e la rivendita col proprio margine il proprio reddito. Forse questa categoria dovrebbe essere la più imbufalita perché deve mettere più capitale per acquistare queste bottiglie (se ci riesce) non avendo la certezza di poterle rivendere. Finora è andata bene, si dice sempre che è finita la pacchia ma tutti gli anni riescono a fare buoni affari con molte di queste bottiglie.
- Il produttore: la Diageo di turno crea o cavalca una esigenza, ha prodotti che il mercato chiede e le mette in serie limitata (in alcuni casi per necessità). I prezzi che fa sono in funzione di vari fattori, in questo caso non sicuramente per il valore intrinseco del prodotto, possono piacere o non piacere. A volte il prezzo serve a far parlare di sé senza spendere in pubblicità, come fa Dalmore con le bottiglia da 100.000 sterline. Il consumatore può comprare e non comprare. Il whisky non è un farmaco salvavita, anche se la migliora di molto, e ci sono ottimi prodotti a prezzi corretti ancora sul mercato.
Quindi, ricapitolando, guardandola in questo modo razionale, tutti stanno facendo il loro “lavoro” in modo del tutto comprensibile, seppur non condivisibile in molti casi. C’e’ solo una lieve stortura da parte di qualche sottocategoria: perché se la Diageo o il negoziante vende a 1.000 euro una bottiglia la cosa indigna mentre se lo fate voi dopo averla comprata a 500 l’anno prima è tutto regolare?
Caro Davide,
è sempre un piacere leggerti in mezzo a queste discussioni DIAGEO topic.
Come sai concordo in pieno con te per l’approfondimento delle distillerie meno conosciute.
Per il resto, sono già diversi anni che non compro più DIAGEO ufficiali e queste discussioni sui prezzi mi divertono assai: mi riferisco ai recenti thread sul forum, ma ti ho scritto qui perché ho bisogno di te per un parere off-topic. Posso porti una questione in questa sede?
Ciao
Luca
assolutamente Luca, se vuoi anche via email
A seguito dei numerosi isterismi circa i prezzi raggiunti dalle special releases della Diageo e condividendo in pieno la repulsione verso l’ipocrisia della quale si macchia il 90% di chi parla e scrive sul whisky, mi viene voglia di parafrasare così il celebre aforisma della Yourcenar: “Il nostro errore più grande è quello di ritenere che le nostre passioni ci appartengano, trascurando che questo diritto spetta a chi invece realmente le possiede.”
Grazie, Davide.
Volevo chiederti: se dovessi organizzare un tasting di whisky per un numero incognito di persone, che potrebbe variare fra 20 e 100, come faresti per i bicchieri? Dato che le persone in questione possono essere tutte raggiunte via email, è così scandaloso porre l’obbligo di portarsi un bicchiere da casa?
@Luca c’e’ una questione pratica e una di protocollo… Se le persone che vengono diciamo le conosci secondo me puoi anche chiedere di portarsi il bicchiere. Se si tratta di degustazione “ufficiale” con qualche velleità di “evento” magari qualcuno potrebbe storcere il naso. Ma tu so che fai altre cose con l’Aglianico quindi magari hai il tuo pubblico che sa bene cosa si deve aspettare. Prova magari da qualche ristoratore o all’AIS se hanno degli ISO, magari con 100 te la cavi e fai 2 giri di bicchieri lavandoli o facendo metter acqua.
@Pino Io cito il sommo poeta Caputo “il whisky mi ritorna su, divento letterario”
Oggi è mercoledi
il mercoledì scozzese è come il sabato italiano
Grazie Davide.
La maggior parte li dovrei conoscere almeno di vista, ma penso che chiedere a qualche ristoratore o all’AIS di zona sia la cosa giusta. Non è una platea di appassionati (a parte qualche eccezione), al massimo è una platea di curiosi; quindi, bisogna ridurre le possibili polemiche.
Seconda questione: quali bottiglie proporre. Avevo pensato a 4 bottiglie: 1 bourbon barrel, 1 sherry-style, un torbato, e un all-rounder (torbato o no). ABV non superiore al 46%. Per il bourbon barrel avevo pensato a qualche single cask indipendente, idem per lo sherry-style (possibilmente first fill sherry, Glendronach 15 Revival come alternativa), per il torbato il recente Longrow Peated o il CV (un Bunnahabhain torbato indipendente come alternativa), Laddie Ten o Glengoyne 15 come all-rounder.
Cosa ne pensi?
@luca mi sembra una buona batteria per neofiti anche per spiegare i vari profili aromatici e poi single cask e gli indipendent bottler.
Tra i peated, io e Pino ne siamo ambasciatori, hai anche l’opzione Ardmore per stare in cifre abbordabili.
Molte grazie, Davide,
Ardmore assolutamente da considerare.
Grazie di nuovo, per adesso mi ritengo soddisfatto (almeno credo…).
Ciao a te e a Pino.
Luca
Ciao anche a te Luca e se accetti un consiglio tietti stretto il Laddie ten che semmai piacesse alla platea poi sono costretti a compraselo fuori dall’Italia.
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