Whisky Live Paris 2012 – Un giorno di straordinaria follia
Dopo le fatiche del 2011 siamo tornati a Parigi per l’edizione 2012 del Whisky Live e come sempre non ha deluso le aspettative. Come sempre tutto in giornata, levataccia alle 4,30 e ritorno a casa ben oltre la mezzanotte. Direte ne è valsa la pena? Le passioni non si possono non si possono misurare, nemmeno contando i dram.
Non mi dilungherò troppo, Andrea e Claudio hanno già detto molto e documentato con foto migliori delle mie. Anche io metto l’accento sulla nutritissima e qualificatissima pattuglia italiana dietro al bancone e assetatissima davanti al balcone. Anche io ringrazio Salvatore Mannino per la grande ospitalità, Laura e Antonio per l’accoglienza e gli ottimi dram. Daniele per la passione nello spiegare la ricerca di nuove distillerie di rum. Nadi Fiori sempre mina vagante e in forma mondiale.
Alcune considerazioni sparse.
Bella la location e come sempre bella la contaminazione tra whisky e “fine spirits”. Ambiente frizzante e dinamico. Bello vedere tra i corridoi facce note tra cui Dave Broom e Serge Valentin.
Premesso che faceva troppo caldo e la temperatura ambiente era di 30 gradi (non ideale, l’alcool sparava forte al naso), tra le cose assaggiate, che ho cercato di limitare a quelle sconosciute o di lungo corso.
Menziono: Talisker 20, Glendronach cask strenght (NAS, mix di botti da 10 a 18 anni), Glenlivet XXV, Balblair 1975 b2, Auchentoshan 20, Caol Ila di G&M. Buoni il Glenrothes special reserve, Balvenie Tun 1401 b5 e Caol Ila di Wilson e Morgan. Ottimo il Kilchoman speciale per la Maison du Whisky e la chiacchierata col grande John MacLellan, appena nominato manager dell’anno. Conferme da Old Pultney 17, il 30 buono ma non indimenticabile, anche visto il prezzo. Buono il Glenfiddich 15 Cask strengt solera (e io sono prevenuto per questa distilleria). Oramai scontata la qualità e l’eccezionalità dei dram di Silver Seal e Samaroli che però conoscevo già bene. Rimandato Ardbeg Galileo, interessante al naso, con note di panettone, uvetta e le note tipiche di Ardbeg, ma un po’ piatto al palato. Però si può dire che e’ un Ardbeg, nonostante il finale non esaltante e non lungo. Lo riproverò con temperature più consone.
Tra gli internazionali ho potuto provare alla masterclass i whisky di Mackmyra con l’ottima Angela D’Orazio di cui vi parlerò separatamente ma che sono ben costruiti e godibili. Abbastanza soprendente, in positivo, il whisky bretone Armorik. Quest’anno niente giapponesi, anche percheé gli stand erano presi d’assalto e c’era sempre coda…
Rimpianti: non aver provato i nuovi blended di Compass Box e il batch 2 di Glenfarclas 40.
Resto del mondo non whisky: mi scuseranno Daniele Biondi e l’appassionato team Velier, ma il rum bianco haitiano ha ancora bisogno di affinamenti e consigli di Capovilla, è ancora troppo “acerbo”, ma il progetto è lodevole. Ho cercato accuratamente di evitare cocktail e robaccia e poi l’errore fatale: l’utima cosa che ho bevuto prima di uscire è stata la vodka di patate prodotta in Polonia. Abbiate pietà di me. Arrivederci al 2013.
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